La caccia di selezione è un sistema di caccia di origine mitteleuropea. Essa si basa sul conteggio dei capi degli animali appartenenti alle specie cacciabili (Censimenti) e sul conseguente piano di abbattimento suddiviso per classi di età (piccoli, adulti, subadulti, femmine).
Questo controllo viene esercitato dalle regioni su ogni specie fauna selvatica e su ogni parte del territorio, anche quelle ove la caccia è vietata, per i seguenti scopi:
– migliore gestione del patrimonio zootecnico
– tutela del suolo
– motivi sanitari
– selezione biologica
– tutela del patrimonio storico-artistico
– tutela delle produzioni zoo-agro-forestali ed ittiche
Il termine selezione non vuol significare nulla di speciale, ma solo che l’abbattimento deve rispettare certi criteri numerici o qualitativi.
Di regola si cerca di svolgere il controllo con metodi ecologici e, se questi non sono efficaci, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) autorizza piani di abbattimento a cura delle regioni.
Si tratta di una tecnica di caccia programmata, relativamente recente, che si basa principalmente su un piano d’abbattimento preordinato; il cacciatore prima di scegliere l’una o l’altra preda dovrà prendere in considerazione elementi particolari quali il sesso dell’animale, l’età, stazza, il ruolo nel gruppo e lo stato, attenendosi strettamente a quanto previsto dal piano d’abbattimento.
A generare fraintendimenti il più delle volte è il termine selezione, che spesso è inteso erroneamente come scelta fra più varianti che possiedono un medesimo valore. La filosofia della caccia di selezione non corrisponde esattamente nemmeno con la scelta degli animali migliori, più forti, meglio inseriti nel territorio, che risparmiati dal cacciatore, saranno utili per il potenziamento ed un miglioramento qualitativo e quantitativo dello stesso gruppo. Si tratta più semplicemente di un prelievo ponderato, che rispetti determinate caratteristiche e quantità prefissate. La caccia di selezione si dimostra particolarmente efficace per la gestione degli ungulati selvatici.
Programmando questa selettiva attività venatoria si avrà la possibilità di gestire la popolazione di una determinata razza, evitando un ripopolamento eccessivo della zona (che causerebbe notevoli danni all’ambiente circostante, ai terreni coltivati e alle aziende agricole presenti in un determinato territorio tanto per citarne qualcuno) e garantendo il mantenimento della densità fissata in precedenza.
Per diventare cacciatori di selezione, è necessario possedere una natura analitica, una calma innata, una spiccata capacità di scelta, una perfetta conoscenza del territorio e della specie cui si da la caccia e soprattutto una forte e ferrea etica che porterà il cacciatore a rispettare tutto quel bagaglio di regolamenti e norme non scritte che non guarderanno esclusivamente ai risultati, ma principalmente ai metodi di raggiungimento.
Si rende fondamentale durante la caccia di selezione (come durante qualsiasi genere di caccia) il rispetto per l’animale abbattuto, la tutela nei confronti dell’ambiente che da ospitalità, ma soprattutto nei confronti degli altri, che essi siano cacciatori o meno.
Normalmente è previsto che gli animali abbattuti durante la caccia di selezione siano sottoposti ad un controllo veterinario e si è chiamati alla compilazione di una scheda di abbattimento. Il suo scopo è principalmente quello di aiutare la Provincia a conoscere i precisi dati del prelievo sul territorio
Chi intende praticare questo tipo di caccia deve conseguire l’Abilitazione all’esercizio venatorio, alla caccia di selezione e al controllo faunistico.